5/5 Malga Tassulla, Mauro

Pian della Nana

“Quando ero bocia, a Tassullo ognuno aveva la stalla con due o tre vacche. Si facevano il latte e il formaggio in casa. All’inizio dell’estate le si portava in malga, su al Pian della Nana. Era una bellissima avventura. Prima di salire, però, le bestie dovevano allenarsi. Per un mese, le facevamo camminare avanti e indietro per il paese e le campagne un’ora e mezza al giorno e le abituavamo a quel grande sforzo. Sono 14 km tutti in salita, è un’erta che non finisce più, saranno 1400 metri di dislivello. Allora non si usavano ancora i cani da pastore e per portarle in giro servivano un bel po’ di persone, si mobilitava praticamente tutto il paese. Il tal giorno uomini e bestie si riunivano nel centro di Tassullo e verso le 5 di pomeriggio si partiva a piedi verso la cima. Io mi mettevo in fondo con gli altri bambini, a spingerle avanti facendo roteare in aria un bastone al grido di Oeeee. Facevamo un baccano, e più ce n’era e più era divertente. Arrivavamo al Malghetto di Pradedont, sopra Tuenno, verso il tramonto. Lì aspettavamo notte fonda: riposavamo le vacche, noi boci davamo loro il fieno e i grandi giocavano a carte o alla morra. A mezzanotte ripartivamo. Salivamo i tornanti ripidi della strada che porta al monte Peller, illuminati solo dalle lampade.
Camminavamo col buio perché di giorno gli animali avrebbero fatto troppa fatica. Il mattino dopo, verso le nove o le dieci, eravamo su. Appena arrivati le si marchiava a fuoco, per poterle distinguere e sapere di chi fossero. Ricordo che ogni domenica mio padre voleva andare a vedere, chiaramente a piedi, come stavano le sue bestie e io dovevo accompagnarlo. Quando arrivavamo alla Tassulla le mucche gli andavano incontro e lui tutto eccitato mi diceva: guarda guarda, mi hanno riconosciuto”.

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