Cosa può fare la cultura, Casa artisti Giacomo Vittone

Canale di Tenno

Le mie stanze, le mie mura e le mie scale hanno attraversato i secoli. Sono nate in tempi ormai remoti, per mano di genti povere di danari e ricche di calli sulle mani. Contadini di montagna che campavano con poco, che anche se da qui si intravede il lago di Garda protendersi verso la pianura e il grande mondo, la vita era dura uguale. Anzi, era talmente dura che dopo la prima guerra mondiale il borgo si svuotò quasi completamente. Alcuni scesero a valle per lavorare nelle fabbriche di Arco e Riva, altri se ne andarono con le navi a cercar fortuna oltre oceano. Le botteghe chiusero tutte e le case come me furono lasciate così com’erano, scheletri di pietra e legno, in attesa che il tempo se le mangiasse un poco alla volta. Rimasero giusto un pugno di vecchi in tutto il villaggio a badare alle travi scricchiolanti e alle cantine buie. Un giorno però, era la metà degli anni ’30, arrivò un torinese che era stato trasferito a Riva dalla banca per la quale lavorava. A Giacomo, così si chiamava, piaceva la pittura e nel tempo libero esplorava la valle in cerca di ispirazione. Si innamorò immediatamente di Canale e delle sue vie strette e silenziose. Ogni cosa in questo piccolo paese sembrava essersi fermata. Anche lo sviluppo architettonico scellerato che dal secondo dopoguerra modificò l’aspetto di quasi tutti i comuni circostanti, qui non riuscì a entrare. A metà degli anni ’60, Giacomo, che nel frattempo aveva fatto carriera in campo artistico ed era diventato una figura importante per la vita culturale di Riva, decise di salvare a suo modo il borgo dall’abbandono. Scelse me, una vecchia casa semidiroccata, e mi trasformò in una residenza artistica. Riempì nuovamente di luci e persone i miei corridoi e a queste aggiunse musica, sculture e dipinti. Genti di tutto il mondo ora passano da qui, sostano per un po’, assorbono la pace che si respira e restituiscono quanto ricevuto attraverso la loro arte. In questi miei primi 50 anni, grazie a me, altri hanno comprato casa a Canale, alcuni negozi hanno riaperto e i turisti passeggiano le strade d’estate. Un tale una volta diceva che con la cultura non si mangia: beh, intanto ha salvato un paese.”

Storia scritta per Garda Trentino

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