Val Genova
“Mi chiamo Adamello, come la montagna che mi sta sopra la testa, come colui che mi diede vita.
Io nacqui nel 1932. Gli spari che nei giorni di guerra infuriavano in alto sul ghiacciaio si erano placati da pochi anni. Adamello Collini, una guida alpina di Pinzolo, si era indebitato e si era ammazzato di fatica per costruire un rifugio quasi in cima alla Val Genova, di fianco alle balze rocciose che salgono a Cima Presena.
Stava riuscendo a fatica a tener fronte agli impegni con il lavoro e con i creditori, quando scoppiò la seconda guerra mondiale. Adamello trasformò il rifugio in un nascondiglio per profughi, aviatori inglesi o americani abbattuti, partigiani. Accompagnava quei disperati in fuga dai tedeschi attraverso il gruppo della Presanella fino al Passo del Tonale, così che da lì potessero raggiungere facilmente la salvezza in Svizzera. Riuscì a farne passare tanti, anche a gruppi di venti alla volta. Non fece gesti eclatanti, il suo era un eroismo silenzioso. La sua conoscenza della montagna gli permetteva di aiutare delle persone in pericolo di vita e lui si limitò a fare quello che sapeva fare bene, la guida. Anche se in questo caso esercitare quel mestiere comportava rischi altissimi. Nel tardo pomeriggio del 27 settembre 1943, lo ricordo come fosse ieri, un signore distinto entrò nel rifugio e chiese di poter essere accompagnato al Mandrone. Adamello acconsentì volentieri. Aspetti che chiamo anche i miei amici, disse l’altro. Se ne tornò di lì a poco con cinque SS armati. Avevano ricevuto una soffiata in valle. Lo trascinarono via a forza, sotto gli occhi del figlio Remo. Fu l’ultima volta che lo vidi. Morì a Mauthausen nel febbraio del ’45, poche settimane prima della fine della guerra.
Ora è un altro Adamello Collini a gestirmi, suo nipote, anche lui guida alpina, come suo padre, come suo nonno”.Storia scritta per Campiglio Dolomiti
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