Val di Tovel
“A volte qualcuno mi scambia per una piccola e verde Monument Valley, uno scenario da film di John Ford o Sergio Leone. Un po’ le assomiglio, è vero, ma se sapessero la mia storia, allora sì che immaginerebbero di trovarsi nel selvaggio west. Fino alla metà del 1800 ero abitato da una grande foresta di larici secolari, gli annali la ricordano come un’opera naturale monumentale. A metà del’’800 arrivarono con segoni e grandi asce e per 10 anni, fino al 1860 il bosco fu drasticamente abbattuto. Serviva legname per costruire la ferrovia del Brennero, che avrebbe cambiato per sempre i trasporti fra nord e sud Europa. I tronchi venivano tagliati e trascinati dai muli con grande fatica attraverso il Passo della Gaiarda fino a Malga Spora, e da lì a valle, lungo la strada che porta a Spormaggiore. Il percorso era lungo, faticoso e pieno di pericoli. L’ideatore dell’impresa fornì tutto il legno che serviva per fare le traversine dei binari, ma non ne ricavò grossi guadagni. Anzi, andò in fallimento dopo pochi anni per le spese di trasporto esorbitanti che dovette affrontare. Il definitivo colpo di grazia al lariceto lo inflissero nel periodo successivo, quando decimarono anche le ultime piante, fino a lasciarmi quasi nudo, senza la possibilità che i pochi alberi rimasti potessero ricrescere e proliferare. Quel bosco maestoso che fu, oggi è una prateria verde e florida disseminata di ceppi lisci e lucidi alla luce del sole, ultimi testimoni di una storia che quasi nessuno ricorda più”.
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