Taglia, taglia, che almeno tu ti salvi, Campanil Basso

Dolomiti di Brenta

“Per milioni di anni la mia cima è stata frequentata solo dal vento e dalla neve. Poi, mancavano pochi mesi all’inizio del XX secolo, quando gli uomini mi salirono per la prima volta – le aquile erano già arrivate da un pezzo. Da quel momento gli arrampicatori cominciarono a grattarmi la schiena e i fianchi per svelare ogni strapiombo, ogni cengia, ogni fessura con le loro scale e i loro chiodi. La cosa non mi ha mai toccato particolarmente. Io non ci ho mai rimesso. Loro, eventualmente. Perché il più delle volte le cose vanno bene, ma altre invece succede l’imprevisto, e certi rischiano la pelle.
Ricordo una volta che Cesare Maestri e Luciano Eccher erano a metà di una via particolarmente dura. Era l’estate del ’54. Eccher cadde nel vuoto durante un traverso e Maestri, saltati i tre chiodi della sosta, trattenne il peso dell’amico con la forza delle proprie braccia finchè potè. Taglia, gli gridava Eccher dal basso, che almeno tu ti salvi. Maestri non tagliò, ma poco dopo inevitabilmente cedette, lasciando la presa. Era la fine per entrambi. Eccher precipitò per tutta la lunghezza della corda, mentre Maestri fissava gli ultimi due chiodi ancorati alla roccia che venivano piegati dallo strappo della caduta. Per loro fortuna tennero.
Maestri, libero dal peso del compagno si riprese in fretta. L’amico era decine di metri sotto di lui, appeso alla corda, nel vuoto, incapace di muoversi. Intimò a Eccher di farsi forza, sarebbe tornato presto con gli aiuti.
Mentre la notte calava sopra di noi assieme a fiocchi di neve densi e abbondanti, Maestri scalò in libera gli ultimi 200 metri di parete fino a raggiungere la cima, per poi ridiscendere dalla via più semplice. Stava iniziando la discesa, quando vide le luci dei soccorritori che salivano fino alla Bocca di Brenta per cercarli. Maestri dall’alto comunicò loro la situazione e questi chiamarono rinforzi.
Il travaglio del recupero durò tutta la notte, ma alle nove di mattina, finalmente Eccher era in salvo. Era allo stremo delle forze, ma vivo. Aveva trascorso 13 ore giuste appeso a una corda sotto la bufera”.

Adattamento dall’originale “Taglia, taglia, che almeno tu ti salvi”, di Dino Buzzati, tratto da Cronache Terrestri, Corriere della Sera, 1954.

Storia scritta per Campiglio Dolomiti

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