L’acquasantiera, stanza di Joseph

Maso Oberstangl, Lauregno

“Sono asciutta oramai da parecchi anni. Non mi riempie più nessuno. Ogni tanto qualche ragno passa a fare un giro e mi tiene compagnia, ma è tutto quello che mi resta. Questa stanza, dove lavorava e dormiva lo zio Joseph, da quando è morto è diventata un ripostiglio.
Ogni tanto, quando ha voglia di prendersi una birra, Albert mi sfiora, per l’unica ragione che sono vicina all’interruttore della luce, ma ha le mani occupate per fare quel gesto che un tempo era quasi un automatismo di chi entrava e usciva da questa camera. Le persone erano molto religiose e ogni volta che varcavano quest’uscio, le loro dita grosse e ruvide di contadini di montagna con una strana delicatezza venivano a posarsi dentro di me, bagnandosi i polpastrelli di acqua santa. Quale che fosse l’ora del giorno, quella gente si fermava un attimo, sospesa sulla soglia, faceva un rapido segno della croce assieme a un’orazione sussurrata sulle labbra e poi ripartiva, tornando alle sue faccende”.

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