San Vito di Cadore
“Non so spiegarmi perché gli abitanti del Cadore abbiano sempre costruito i paesi quasi solo sulla parte sinistra della valle. Probabilmente perché quello è il versante esposto a sud ovest e prende più sole. Nei secoli hanno imparato che tutto ha un prezzo, anche un po’ di sole in più. Io non sono che una fra le tante frane che nel corso del tempo si sono staccate dall’Antelao, ma si parla ancora di me, anche se non più con la stessa paura. Quelli che assistettero al mio crollo, e sopravvissero, sono già morti da più di un secolo.
Non mi si vede quasi più, sopra di me è cresciuto un bosco di pini che mi nasconde e mi fa sembrare solo una collina come le altre. Mi chiamano Col de la Roa, che deriva da ruina, rovina, crollo di roccia e sassi. Ad ogni modo, anche se bassa e contorta, la vegetazione ha impiegato molto tempo a crescere, quasi come se le anime da là sotto la rallentassero per non essere dimenticate.”Adattatamento da: C. Vittore del Favero, “La Roa di San Canciano”, Tipografia N. Cionfi, Viterbo, 1905.
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