Val Sarentino
“Non saprei dire esattamente quale di noi fu il primo a prendere forma. La memoria si perde nelle profondità del tempo, perché è da molto che siamo qui e molto probabilmente ci resteremo altrettanto a lungo. I più vecchi nacquero durante l’età della pietra, così la chiamano. Nelle notti ventose le loro fessure sussurrano formule incomprensibili per allontanare il maligno, questo è sempre stato il nostro compito, specialmente nei secoli bui. L’uomo ha paura di ciò che non può capire e classificare. A protezione delle forze incontrollabili e misteriose della natura mise noi, uomini di pietra, e incise strani simboli sulla superficie dei nostri sassi, perché potessimo dotarci di energia buona e combattere meglio le streghe, i diavoli e tutte le creature che la sua fantasia è stata in grado di creare durante la storia. Nessuno conosce il nostro numero esatto. La nostra popolazione è in continuo mutamento. C’è la famiglia degli avi, coloro che possiedono le incisioni e che sanno far recitare le formule alle loro crepe, e poi altri, più o meno giovani. Ogni anno se ne aggiunge qualcuno durante l’estate, ma la maggior parte di questi non supera l’inverno. Non hanno la forza per sopravvivere alle bufere e a primavera lo sciogliersi della neve li fa adagiare a terra con una grazia lenta e silenziosa, simile a quella che i primi uomini che salirono queste alture impiegarono per costruirci”.
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