Val di Non
“Dopo la prima guerra mondiale gli austriaci non vennero più e fu la fine dell’epoca d’oro. I grandi alberghi, con l’andar meno di quella clientela altolocata andarono in rosso. La grande cooperativa che li gestiva fallì e gli hotel se li divisero 4 o 5 nuovi proprietari. Ma anche questi, non vedendo risultati, poco dopo li svendettero all’Università Cattolica di Milano, che li comprò in blocco. Per qualche anno fui un centro culturale cattolico non indifferente. Ero una sorta di ritiro estivo e invernale dove si tenevano seminari e conferenze. Venne a parlare pure papa Roncalli. Ma gli anni del calo di fede religiosa portarono l’università a tirare i remi in barca e a lasciarmi sola ancora una volta. Iniziò un lungo e lento decadimento, che continua ancora oggi. I muri sono scrostati, le imposte a sbattono, gli infissi marciscono. Se le case di montagna non le tieni, l’inverno le aggredisce parecchio. L’unico albergo che si è salvato è stato il Penegal, è stato venduto a una cooperativa che affitta appartamenti. Gli altri sono tutti chiusi e il tempo se li sta mangiando inesorabilmente. Dopo tutto quello splendore, sono tornato a essere un luogo di passaggio”.
Storia scritta per Val di Non
Commento