2/2 Amedeo, i militari

Lauregno

“Sparavano all’incirca per due settimane, un giorno si e un giorno no, tranne la domenica. Due volte all’anno, in giugno e a fine ottobre. I primi anni si doveva sgomberare, poi si accorsero che non succedeva niente e ci lasciavano stare al maso. Per segnalare l’inizio delle operazioni mettevano guardie nelle strade, alzavano la bandiera rossa sul campanile di Proves e facevano suonare la sirena all’inizio e alla fine delle esercitazioni. Nel giugno dell’80 il sindaco mi chiese di fare una relazione e indire un’assemblea generale per la popolazione con l’obiettivo di discutere e protestare contro le manovre. Per noi non avevano alcun senso, erano dannose sia per le persone, che per gli animali, che per l’ambiente. L’anno dopo i militari non vennero più. Non fu per la nostra protesta, ma perché dissero di aver trovato un posto alternativo nel bellunese. Ci diedero un piccolo indennizzo e sparirono per sempre. Le loro bombe avevano scavato buche grosse fino a tre metri quadri, indebolito la struttura del terreno e lasciato sulle Maddalene tanto di quel ferro che ancora oggi andiamo a raccoglierlo. Nel giro di 20 anni avevano cambiato la morfologia di quelle montagne”.

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