4/5 La fine, Villa Sant’Hubertus

Cortina D’Ampezzo

“L’ultima stagione di caccia fu il 1913. Sant’Hubertus, quel palazzo pieno di voci e colori che era sorto solo quindici anni prima, rimase deserto durante tutto il 1914. La contessa era tornata in patria. Venti freddi e tempestosi avevano iniziato a soffiare non solo qui a Cortina, ma in tutta Europa. Le cameriere ampezzane fungevano da custodi; ogni tanto, di ritorno dalla sorveglianza dei camosci, le guardie della riserva passavano per una rapida occhiata. Nei primi giorni del giugno 1915, prima che gli assaltatori italiani ne facessero un centro di resistenza, un reparto di Standschützen scese dalla montagna e incendiò la villa.
La ridussero in cenere e avvicinarono di molto noi, i pochi muri che vedete in piedi, alla condizione attuale. Dovete fare uno sforzo di fantasia per immaginare lo splendore del castello, e la nobiltà della gente che lo abitava dai pochi resti che rimangono oggi ancora ritti in mezzo a questo prato. Perché tale era il pregio dei tappeti, dei vini in cantina, dell’argenteria in cucina e della mobilia, che gli ampezzani, una volta saputo che la villa sarebbe stata distrutta, furono davvero lesti a portare via fino all’ultimo cucchiaino, lasciando l’edificio spoglio, una carcassa vuota pronta per essere rasa al suolo”.

Adattamento dall’originale di Mario Ferruccio Belli, “Storia di Cortina d’Ampezzo” Locus laetissimus, 4°ed., Dario De Bastiani Editore, Vittorio Veneto, 2014

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