Tassullo
“Da ragazzo correvo in bici. Ero forte, gareggiavo con Francesco Moser e un paio di volte l’ho anche battuto. Feci i campionati italiani nei dilettanti e li vinsi. Avrei avuto un futuro come professionista, ma quelli erano tempi di magra e iniziai a lavorare alla Ignis di Varese. Con i turni non ce la facevo ad allenarmi seriamente e mollai il sogno di passare di categoria. Continuai a correre, e quando fui troppo vecchio per quello iniziai ad allenare i giovani come direttore sportivo. Seguivo con l’ammiraglia i ciclisti nei loro tour e mentre li aspettavo a bordo strada su qualche passo alpino tiravo fuori la macchina e fotografavo la natura. Mi ricordo la prima foto che feci a un animale. La scattai 30 anni fa, era il 1987. Fu un incontro del tutto casuale. Mi ero rotto una gamba andando a sciare e l’unico mezzo con cui poter circolare era la vespa, che aveva il cambio sul manubrio. Quel giorno ero dalle parti di Brez, in alta val di Non. Mi fermai in un tratto in mezzo al bosco a prendere una boccata d’aria, tirai fuori il binocolo, che porto sempre con me, e la vidi: acquattata nell’erba a non molta distanza c’era una femmina di capriolo che stava partorendo. Presi la macchina fotografica, una vecchia Kodak con un rullino da 12 pose, mi avvicinai e assistetti alla nascita del piccolo. Fu un’emozione tale che me la porto ancora addosso dopo così tanto tempo. Da quel momento iniziai a fotografare animali”.
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