Dro
“Agli inizi degli anni ‘90 Drodesera esisteva già da 10 anni, ma era ancora un festival di teatro che prendeva vita in paese, a Dro. La gente ospitava gli artisti nelle loro case dando loro dei piccoli spazi in cui potessero creare liberamente gli spettacoli. Proposi a Marco Paolini, che conoscevo per alcune collaborazioni teatrali, di venire qui per un periodo a lavorare ad un testo sulla resistenza che mi piaceva molto e che era Piccoli Maestri, di Meneghello. Lui mi rispose: guarda, venerdì sera ho fatto una chiacchierata alla radio molto generica su un tema che mi interessa e che vorrei approfondire, la diga del Vajont. Io gli dissi: perfetto, vieni e inizia a lavorarci. Lo ospitammo qui, in questa rimessa. Portò un sacco pieno di materiali e di libri, allora non c’era internet, e chiamò due o tre intellettuali per avere un confronto costante mentre costruiva il pezzo. Rimasero qui per settimane, al termine delle quali Marco partorì uno studio. In gergo lo studio è un primo testo non verificato che serve all’autore per sperimentare e mostrare a poche persone un lavoro che non è ancora del tutto pronto. Metterlo in scena davanti a un pubblico permette di capire cosa limare prima di arrivare al risultato finale. La rappresentazione avvenne qui, fra la casa e la rimessa. Mettemmo una cinquantina di sedie e lui recitò per due sere davanti a una piccola platea. L’anno successivo il pezzo decollò e in poco tempo divenne un caso nazionale. Paolini guadagnò la fama, la storia della diga del Vajont ritornò prepotentemente nella memoria collettiva e lo spettacolo… beh, si può dire che costituisca la pietra miliare del teatro civile italiano.”Storia scritta per Garda Trentino
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