Mio padre, Amedeo

Maso Oberstangl, Lauregno

“Nel 1953, un anno prima che nascessi io, mio padre era ancora giovane e in forze. Essendo il primogenito maschio, era lui a tenere il maso.
Un giorno scendeva nei prati bassi portando a mano una grande slitta piena di letame. Qui ci sono pendii molto ripidi e scivolosi e il carico doveva essere davvero pesante. Tant’è che gli sfuggì la presa e la slitta lo travolse, passandogli sopra. I vicini lo soccorsero quasi subito. Lo misero su una barella, lo legarono per bene, se lo caricarono in spalla e scesero a piedi fino in valle, dove arrivò a prenderlo l’ambulanza. All’epoca non c’era ancora la strada che saliva a Sinablana, se ti succedeva qualcosa o avevi la forza per scendere con le tue gambe, o qualcuno doveva portarti di peso per qualche chilometro di sentiero.
Quel giorno gli salvarono la vita, ma da quel momento la sua spina dorsale rimase lesionata e il lavoro al maso era decisamente inadatto alla sua nuova condizione. Ciononostante si dette sempre da fare, finchè la fragilità della sua schiena glielo permise. Negli ultimi anni girava col bastone e mentre Albert badava al bosco e ai campi lui faceva le faccende di casa e preparava da mangiare. Poi fu troppo anche quello e dovette sedersi in carrozzina. Io e Mariangela ci offrimmo di ospitarlo a Banco, dove abitiamo, perché in montagna sarebbe stato troppo scomodo. Da noi si trovò bene, nonostante avesse dovuto lasciare il luogo da cui non si era mai mosso in tutta la sua vita. Rovistando fra le sue cose, poco tempo fa ho trovato questo attestato che ricevette in gioventù. Mi ha fatto sorridere. Il documento recita: Cattedra ambulante di agricoltura, anno X dell’era fascista, 1932. Diploma di benemerenza conferito a Egger Francesco. Motivo: per la buona tenuta del letame”.

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