1/1 L’insegnamento delle castagne, Alice

Drena

“Di punto in bianco io e mia sorella Giulia possedevamo il castagneto, senza avere idea di come fare. Era appartenuto alla mia famiglia per generazioni e sia per mio nonno che per mio padre esso costituiva la passione di una vita. Ci avevano speso tempo, denaro e fatica. Nonno Saverio raccontava che una volta il castagno era l’albero del pane, perché ci si faceva di tutto: il legno riscaldava, le foglie erano ottime per la lettiera degli animali, il frutto lo si mangiava così com’era o ci si faceva la farina, oppure lo si barattava con altri beni. Avere un appezzamento come il nostro voleva dire essere ricchi e per lui queste piante erano sacre. Appena andò in pensione gli amputarono la gamba, ma saliva ugualmente con l’Ape tutti i santi giorni, si appollaiava sulle radici del suo castagno preferito col fucile sulle ginocchia e aspettava i ladri, che in autunno sono una delle piaghe da combattere.”

Storia scritta per Garda Trentino

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