3/3 Il malvagio Antelao, Frana del Col de la Roa

San Vito di Cadore

“Quel giorno di oltre 200 anni fa io non potevo fermarmi, la mia strada era segnata. Ma le malelingue esistono ovunque, e non smettono mai di parlare. Iniziarono ad additare la presunta dissolutezza dei sanvitesi come la causa di una punizione divina esemplare. Se la sono cercata, quei peccatori lussuriosi. E per aumentare l’effetto del castigo pensarono che si trattasse di un tranello, di una beffa ordita intenzionalmente ai loro danni. Prima li avrei spaventati, poi li avrei fatti credere in salvo e solo allora avrei fatto cadere su di loro la mannaia.
Nei secoli sono nate anche leggende sul carattere cattivo e infernale dell’Antelao e sulla presunta presenza di vulcani nelle sue profondità, dai quali sgorgherebbero fiamme e lava incandescente, che sarebbero la causa di tali violenti crolli a valle.
Io davvero non capisco. Io e la montagna non siamo né buoni né cattivi, ci muoviamo al di sopra del giudizio umano del bene o del male, e non commettiamo errori, per noi quella parola non ha semplicemente senso. Ma l’uomo ne commette eccome. E l’arma più grande che ha è quella di studiarci, interpretarci e comprenderci, imparare dai suoi sbagli e agire di conseguenza. È l’unica via per salvarsi”.

Adattatamento da: C. Vittore del Favero, “La Roa di San Canciano”, Tipografia N. Cionfi, Viterbo, 1905.

Commento

Lascia un commento

Lascia un commento