Vecchi amici, il Gruppo del Brenta

Val Rendena

“Io e il Gruppo dell’Adamello siamo due mondi diversi, eppure conviviamo senza troppi scossoni da un bel po’, divisi da una stretta valle, la Rendena, che fa da spartiacque: lui sta sul lato ovest, io su quello est.
Io mi formai circa 220 milioni di anni fa, grazie al consolidamento di stratificazioni del fondale marino che ricopriva questa parte di mondo. Solo molto tempo dopo, dai 40 ai 29 milioni di anni fa, iniziarono a comparire i vulcani con le loro bocche infuocate. Da sotto sentii spingere verso l’alto e dal livello del mare, dov’ero, mi ritrovai in montagna. Che dire, io stesso ero diventato montagna.
Successivamente quei demoni fumanti vomitarono tanta di quella lava da innalzare un grumo di roccia addirittura più grande di me, l’Adamello. Considerando i dovuti assestamenti, siamo così da allora. Due esseri che si osservano, senza muoversi di un passo. Abbiamo avuto tempo sufficiente per notare le nostre diversità. Esse partono dal piccolo, dai legami che saldano le mie e le sue particelle. Lui è composto di una roccia molto compatta, la tonalite, impermeabile all’acqua, la quale, non potendo bucare il suolo, scorre in superficie e crea torrenti e laghi. Io invece, almeno in alto, sono asciutto. Sono sorretto da legami più deboli, sia il calcare che la dolomia, di cui sono fatto, sono rocce sedimentarie. Il calcare in particolare, con l’acqua acida reagisce e si scioglie, creando fessure, anfratti, grotte. A quel punto le precipitazioni penetrano nelle profondità della montagna, fuoriuscendo a valle.
Le rispettive strutture chimiche hanno fatto si che io abbia assunto una forma aguzza e puntuta, piena di guglie, cenge e creste dagli equilibri fragili e pericolanti. L’Adamello ha invece un aspetto più solenne, la tonalite è robusta, così che le sue cime sembrano delle piramidi tozze e austere. Nonostante queste considerevoli differenze abbiamo sempre convissuto pacificamente, adattandoci alle reciproche esigenze, e sarà così finchè la terra non deciderà di scombinare di nuovo le carte, rimescolandoci ancora una volta.”

Storia scritta per Campiglio Dolomiti

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