I tagliatori, Ghiacciaio del Monte Cristallo

Cortina d’Ampezzo e Auronzo di Cadore

“Una macchina di ferro che muove le cose, rapida come un fulmine. Non ci si poteva credere, soprattutto per noi che ci siamo sempre mossi lentamente e solo grazie alla forza di gravità. Si potevano condurre beni, persone, progresso. La ferrovia li portava in carrozza avvolti da una grande nuvola bianca, senza gli sbatacchiamenti dei calessi. E dietro la scia di fumo seguivano immancabilmente occupazione, crescita e nuove prospettive per tutti. Così strillavano dal fondovalle.
Io il treno non lo avevo ancora mai visto, nella seconda metà dell’800 arrivava solo fino a Dobbiaco, ma ne avevo sentito parlare da quelli che salivano in quota, era una cosa sulla bocca di tutti. Poco dopo qui comparvero anche dei mercanti di Innsbruck che rifornivano la buona società tirolese, per dei sopralluoghi, per misurarmi, per saggiare la mia acqua. Cosa c’entravo io con questo trambusto?
A quei distinti signori era venuta l’idea di tagliarmi opportunamente in blocchi della misura stabilita, impacchettarmi in casse di legno piene di segatura per isolarmi evitando scioglimenti indesiderati anche d’estate per poi portarmi a valle a dorso di mulo. Avrebbero attraversato la val di Landro con i carri fino a Dobbiaco, e lì, finalmente, mi avrebbero caricato sul treno, facendomi partire per le case ricche dell’Impero come fonte di freddo. Subito li seguirono degli ungheresi, che con lo stesso stratagemma volevano scarrozzarmi a Budapest.
Per alcuni anni lo fecero davvero, e qualche mio pezzo gocciolante sarà servito nelle cucine di qualche duca magiaro per conservargli i carnieri delle battute di caccia. Ma se il treno da, il treno toglie. La ferrovia raggiunse altre montagne, i Tauri, più vicini ai centri nevralgici del potere e dell’economia, ed io smisi di essere la scelta più conveniente. Tutti quei commercianti se ne andarono più in fretta di com’erano venuti, salirono sul primo treno e scomparvero dentro la grande nuvola bianca, diretti a rompere il ghiaccio altrove”.

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