8/9 Dino, Mario Ferruccio

Cortina d’Ampezzo

“Dino Buzzati era a Cortina a comprar casa e mi telefonò per conoscermi. Io ero corrispondente per il Corriere, lui pure. Eravamo colleghi, ma non ci eravamo ancora mai incontrati. Dottor Buzzati, risposi piacevolmente sorpreso. Sciocco, chiamami Dino. E dammi del tu. Si, certo, feci io, mi scusi. Una delle regole dei giornalisti è quella di darsi del tu, non importa la posizione che si ricopre. La stessa cosa è successa dopo con Montanelli. Anche lui mi contattò. Piacere di conoscerla. Cosa dici! sbottò col suo fare ispido. Non voglio che mi si dia del lei! Hai capito?
Ad ogni modo, con Buzzati nacque un’amicizia che durò a lungo, fino alla sua morte. Lui si confidava con me, e sapeva che quelle cose morivano lì. Mi diceva tutto. Non a caso la moglie, Almerina, che se n’è andata l’anno scorso, era molto gelosa di me.
Ogni anno, verso fine estate, Dino saliva a Cortina. Lui preferiva settembre, quando qui è tutto più tranquillo, rispetto a luglio o ad agosto. Mi chiamava al telefono: Mario, sono qui. Venne per l’ultima volta nel ’71. L’anno dopo, quando fu stagione, non mi chiamò e non lo vidi arrivare. Provai a sentire il Corriere per capire cosa fosse successo. Mario ho brutte notizie, mi dissero. Dino non sta tanto bene. È giù a Belluno dalle sue sorelle. Vai a trovarlo che ti aspetta, però guarda che sarà lì con tutta la famiglia, quindi vedi tu.
Andai lo stesso. Lui mi aspettava. Non dovetti nemmeno suonare, aveva visto la macchina da lontano e mi era venuto incontro. Ci abbracciamo e immediatamente capii che qualcosa non andava. Ci vieni a Cortina? No, Mario, mi dispiace, non posso. Il dottore me lo ha proibito. Parlammo per più di due ore, al termine delle quali se ne andò di fretta. Aveva un appuntamento con un medico di Belluno. Mi abbracciò di nuovo, forte, e mi disse temo che non ci vediamo più. Io ero un ragazzotto, non sapevo che tipo di malattia avesse. Non mi ero permesso di chiederlo a lui, né tantomeno a quelli del giornale.
Mi chiamò un collega al Corriere, mi chiese com’era andata. Non ti ha detto che cos’ha? mi interrogò. No, Volevo che me lo dicessi tu. Ha un tumore ai polmoni, è molto avanti e non riescono a fermarlo. Io gli riportai la sua ultima frase. Lui mi disse: probabilmente sarà così”.

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