Lauregno
“Uno dei ricordi più belli di quando ero bambino è legato al Natale. Da piccoli aspettavamo quel momento tutto l’anno. E non per i regali, perché eravamo poveri in canna, ma per l’atmosfera magica che creava. La notte del 24 nevicava sempre, sembrava lo facesse apposta. E noi, intendo tutta la nostra famiglia, verso le 11 di sera partivamo dal maso in fila indiana in direzione di Proves, che è lì dove lo vedi. È molto più vicino di Lauregno, ma bisogna scendere fino in fondo alla valle e risalire dall’altra parte, in tutto saranno 5 km. La facevamo a piedi, con le ciaspole, in piena notte. Il papà stava davanti e noi dietro, con le manine strette dentro ai guanti di lana a tenere alte le lanterne. Giù e giù in mezzo al bosco che non finiva mai, con la neve alle ginocchia, e poi su di nuovo.
A mezzanotte meno un quarto, quando eravamo all’altezza dei prati sotto il paese, dall’alto sentivamo suonare le trombe. Alzavamo gli occhi e vedevamo il campanile risplendere nell’oscurità come un faro, mentre il suono dei nostri passi ci arrivava ovattato, come dentro un sogno. Assieme ai fiocchi densi e soffici, da sopra iniziavano a scenderci incontro le note di Stille Nacht, sempre più forti e chiare man mano che ci avvicinavamo. Varcare la soglia della chiesa era come entrare in un’altra dimensione, tutto ciò che avveniva lì dentro era ammantato di un alone mistico e solenne. Si facevano due messe, una dopo l’altra. Finite quelle riprendevamo la strada di casa, la stessa dell’andata. Rientravamo nell’oscurità, in silenzio, come piccoli fantasmi.”
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