Malga Bordolona
“Quello che mi ha fatto iniziare a fare quello che faccio oggi è stato un disagio. Non mi sentivo capito, non trovavo il mio posto nel mondo, non so se mi spiego. Mi dicevo che dovevo inventarmi qualcosa per cambiare la vita e trovare una strada che fosse la mia. Parlare non è mai stato il mio forte, così ho provato vie alternative per trasmettere la mia visione delle cose. Ho lavorato sulla teoria, coltivando gli studi in filosofia, che mi sono serviti tantissimo per migliorare la mia comunicazione verbale e la sensibilità umanistica nei confronti della natura e delle altre persone. Sul lato pratico invece ho applicato un percorso parallelo. Ho avuto la fortuna di trovare persone che comprendevano il mio approccio, Katia è una di queste. Ma prima di trovare gli interlocutori giusti devi saper esprimere quello che hai dentro. Col senno di poi posso dire che questo l’ho raggiunto attraverso il mio lavoro, nella pratica del malgaro e in quella di educatore, nello stare in montagna e assieme agli altri, vivendo di un confronto costante con loro. Non mi reputo arrivato ma sento di fare dei passi avanti nella giusta direzione. Quando prendi coscienza di ciò, il fatto di svegliarti ogni mattina alle 4, le difficoltà economiche e il lavoro duro, non ti pesano più così tanto”.
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