Rumo
“Dopo la scoperta del forno iniziai a indagare sulle miniere d’argento che sono disseminate nei boschi qui attorno, sulle Maddalene. Si sapeva che c’erano, ma la cosa non aveva mai suscitato molto interesse nella gente del paese. Io e un mio amico iniziammo a cercarle sistematicamente. Gli ingressi erano nascosti dalla vegetazione o ostruiti da secoli di abbandono. Non devi immaginarti una miniera con le travi alle pareti dove dentro ci cammini comodamente. È più simile a un buco nel terreno che si allunga formando un cunicolo stretto, umido e infestato dai ragni, in cui devi strisciare per la maggior parte del tempo e quando sei fortunato stai in ginocchio. Le nostre sono miniere molto antiche, paragonabili a quelle presenti sul Monte Calisio, a Trento. Le avranno aperte nel 1200 e chiuse nei primi anni del 1500. La resa era poca, il lavoro era tanto e faticoso, e quando iniziarono ad arrivare i galeoni dall’America carichi di argento, non valeva più la pena tenerle attive e così le abbandonarono. Rientrare per primo in quegli ambienti in cui l’uomo passò per l’ultima volta 500 anni fa e magari trovarne qualche resto, un utensile o un segno della sua presenza, poter dialogare con lui attraverso queste piccole tracce, mi fa venire la pelle d’oca”.
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