La fregatura, Cesare

Madonna di Campiglio

“I miei fratelli capirono cosa volevano dalla vita molto prima di me. I palcoscenici calcati dalla mamma e dal papà loro ce li avevano nel sangue. Mia sorella venne perfino al mondo mentre mia madre si stava esibendo. Interruppero lo spettacolo per farla partorire. Io invece ero un irrequieto. Da bambino finii in ospedale parecchie volte per degli esperimenti andati male. Una volta perché avevo messo in bocca una lampadina e le dita nella corrente per vedere se si accendeva, un’altra perché ero saltato dalla finestra di casa con l’ombrello aperto, un’altra ancora ero precipitato con la bici dalle scale. Il pericolo mi piaceva, c’è poco da dire.
Durante la guerra, mentre girava un’aria tremenda di paura e disperazione, io mi sentivo a mio agio. Ero piccolino e magro e riuscivo a intrufolarmi nei depositi dei tedeschi, e lì rubavo il più possibile, dai pneumatici, alle divise, alle armi. Finita la guerra i miei fratelli diventarono attori e io mi trovai senza nuovi pericoli e senza occupazione.
La mia vita cambiò in un giorno del 49’, lo ricordo come fosse ieri. Non avevo ancora compiuto vent’anni. Gino Pisoni mi portò a fare una via in Paganella. Appena misi le mani sulla roccia capii che quella era la mia strada, fu una sorta di amore a prima vista. Diventerò una guida alpina, mi dissi. Oltre al lavoro e agli exploit alpinistici c’era qualcosa di più intimo e profondo: con l’arrampicata esprimevo quello che avevo dentro, nel modo più puro e semplice. Come un secondo linguaggio, come la musica per un pianista.
In tutta la mia carriera ho rischiato la vita parecchie volte, eppure per qualche ragione non sono morto. Ne ho però visti tanti andarsene. Per ciascuno di questi nomi, che furono guide storiche di Campiglio, riesco a vedere il volto di un amico. Compagni di cordata, di salvataggi e di rifugio. Alcuni sono morti giovani, in parete, altri che erano più vecchi di me, come il Bruno Detassis. Ho sempre pensato che il mestiere dell’alpinista fosse quello di arrivare vecchio. E adesso che cammino col girello mi viene da ridere. Ogni muscolo, ogni osso del corpo, quando mi muovo, mi fa male. Si salva forse solo il mignolo. Cazzo…vecchi, si diventa. E la vecchiaia, in fin dei conti, è una gran fregatura.”

Storia scritta per Campiglio Dolomiti

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