I romantici e le montagne, Pauline e Floris

Val di Fumo

“Fino al 1800 la gente vedeva le montagne come orribili e piene di pericoli: si viaggiava con maggiori difficoltà e lentezza, le città erano più distanti le une dalle altre e lungo i tratti isolati si temevano gli attacchi di animali feroci e dei banditi. Erano luoghi bui, infestati di credenze e superstizioni, dimore del maligno. Ricordo che intorno alla fine del ‘700, Wordsworth, il grande poeta inglese, fece un viaggio sulle Alpi francesi e italiane, e tornò a casa molto colpito dai caratteri estremi dei paesaggi che aveva visto. Con lui, i Romantici iniziarono a viaggiare su e giù per le montagne lasciandosi impressionare da una natura estrema, che spaventava e al tempo stesso affascinava, e che possedeva scenari talmente potenti e titanici da smuovere i confini dell’anima e dell’immaginazione umana. Il sublime, quello che i filosofi Kant e Burke avevano solo teorizzato, appariva ai loro occhi e li spingeva a comporre versi, a dipingere tele, ad architettare armonie. La natura rifletteva, con i suoi boschi, le sue cime innevate e le sue gole, caratteri che poeti, musicisti e pittori sentivano di possedere dentro di sé. A pensarci bene le loro opere ebbero un grande potere; un gruppo di artisti fu in grado di cambiare radicalmente la percezione collettiva delle montagne. Da luoghi infidi da evitare a.. beh, noi oggi vediamo questi posti come belli e piacevoli anche grazie a loro. Forse, se non fossero esistiti i Romantici oggi noi, due olandesi in vacanza, non ci troveremmo qui, chi lo sa? Io e Pauline siamo felici quando possiamo andare in montagna assieme, perché pur amando cose diverse, entrambi rimaniamo appagati. Lei, da biologa, ha dedicato la vita allo studio della fisiologia animale, mentre io, da letterato, alla fisiologia dell’animo umano”.

Commento

Lascia un commento

Lascia un commento