2/6 Cadere a volte ti salva la vita, Danny

Rifugio Altissimo

“Stavo facendo canyoning in val di Ledro quando precipitai nel vuoto, era il ’98. Ricordo che dopo essere riemerso nell’acqua bassa dove ero caduto e aver nuotato fino a riva, più del dolore sentii lo straniamento nell‘osservarmi il piede e nel sentire il rumore delle ossa della caviglia, che era letteramente scoppiata nell’impatto. Rimasi fermo sei mesi in ospedale, subii sei interventi al piede e i medici mi dissero che non sarei più tornato in montagna, che avrei dovuto bloccare la caviglia con una vite per impedirne il movimento e non sentire più il dolore. Ma io rifiutai. Nonostante non abbia più un briciolo di cartilagine, il piatto tibiale sia danneggiato e mi faccia molto male, quella funzionalità residua mi permette almeno di sciare. Dovetti in fretta fare i conti con questo grande cambiamento. Quello che mi mancava di più era correre e arrampicare, avevo dato 15 anni a quella cosa e dal giorno alla notte non ce l’avevo più, era per sempre ormai fuori dalla mia portata. Non fu semplice, facevo fatica ad ammetterlo anche a me stesso: all’inizio a chi mi interrogava dicevo che stavo bene, poi un giorno un amico mi prese in disparte e mi chiese senza preamboli: Danny, ti manca scalare? Scoppiai a piangere come una fontana.”

Storia scritta per Garda Trentino

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