Falesia Policromuro, Arco
“Adesso non scalo più, chi avrebbe il tempo per farlo? La mia vita ruota attorno all’arrampicata comunque, faccio il consulente per un gruppo sportivo e ho un’azienda di pareti di roccia artificiale. Tutto iniziò negli anni ‘70. Nacqui e crebbi a Verona, ma avevo sempre avuto un debole per le montagne. Mi laureai in geologia e appena potei diventai guida alpina. Un anno dopo aver cominciato ad arrampicare, nel ‘76, venni qui, nella “busa” del Garda. Fu amore a prima vista, ma non c’era quasi nulla, le vie si contavano sulle dita di una mano e gli spit dovevano ancora arrivare. Solo all’inizio degli anni ’80 iniziò a muoversi qualcosa. A livello mondiale ci fu una rivoluzione nel settore dell’arrampicata. I climbers, che fino allora erano solo alpinisti e praticavano la loro attività in quota, iniziarono a scendere nelle valli e ad arrampicare sulle falesie. L’arrampicata sportiva si diffuse in Italia soprattutto in alcune località come Finale Ligure, la Val di Mello, il lecchese e il Sarca, e contemporaneamente lo stesso accadde in Francia nelle gole del Verdon e in Spagna. Questa nuova spinta fu causata da due fattori che crebbero dialogando fra loro: la voglia di rompere gli schemi col passato e la nascita di nuovi materiali.”
Storia scritta per Garda Trentino
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