7/9 Furlani, Mario Ferruccio

Cortina d’Ampezzo

“Lavoravo in banca già da molti anni, ed ero stato promosso direttore di una filiale nel Comelico che è una parte del Cadore, ai confini con la Carnia. Un giorno stavo discutendo di un problema con uno dei miei dipendenti. Lui trovò la soluzione e mi complimentai con lui. Egli mi guardò serissimo e mi disse. Qua da noi ghe n’è il detto che per far uno del Comelico ghe vol doi cadorini. Lo fissai stupito, capisco che vuoi dire che valgo metà di te. Per sdrammatizzare aggiunsi, comunque è bello lavorare con delle persone così intelligenti. Lui allora mi rispose: Sior direttor, però el varda che per far un furlano ghe vol doi comeliani. E scoppiò a ridere. Pensai: quelli della Furlanìa devono essere davvero dei gran volponi per valere quattro volte i cadorini e il doppio dei Comeliani.
Ovviamente è solo un detto, però che i friulani siano scaltri e intraprendenti l’ho visto coi miei occhi. Girando per America e Canada ho incontrato molti emigrati che nel dopoguerra erano partiti dal Friuli e che lì avevano fatto fortuna ed erano diventati persone importanti.
Secondo una mia idea quei poveretti durante il corso degli anni devono aver preso tanti di quei calci dai loro nobili e signorotti che si sono fatti furbi.
Basta guardare le carte, da una parte il Friuli ha gli slavi, dall’altra gli austriaci e dall’altra ancora i veneti, cioè gli italiani. Tutti pronti a fare i propri interessi e perciò sempre ad approfittarne della gente friulana che, per natura, è paziente e laboriosa. Ecco perché nel corso delle generazioni si è fatta scaltra ma con una carica di autoironia. Quando all’estero si imbattono in un prepotente gli si rivolgono questa ammonizione: Stai attento, parchè al Signor non l’è Furlan se non al te paga ancuoi al te pagherà doman!

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