Tuffalm
“Uno dei miei ricordi più divertenti legati alla montagna risale a una ventina di anni fa. Ero in una malga della val di Fassa. Me ne stavo tranquilla a mangiare un fetta di torta alla ricotta quando entrarono loro. Si guardavano attorno con lo sguardo un po’ perso, scandagliando distrattamente ogni angolo del soffitto. Erano in tre, mamma, papà e un figlioletto petulante, che invece fissava dritto in terra. Dissero di venire da Milano, era la loro prima volta in Trentino. Dopo due sorridenti convenevoli su quanto fossero belle le montagne chiesero alla malgara un po’ di formaggio e del burro, specificando “di malga”, come se lì ce ne fosse di altro tipo. Appena lo videro smisero di sorridere. L’uomo e la donna si lanciarono un’occhiata. Non è che un po’ rancido questo burro? fece lui. La malgara gli spiegò che il burro di malga è così giallo perché le vacche al pascolo mangiano l’erba fresca e i fiori, per questo il sapore e il colore sono più intensi. Io non credo, questo burro è andato a male. Sta cercando di rifilarmi del burro andato a male per caso? No, mi creda, come le ho spiegato… Senta, lo sa che se qui arrivassero dei controlli sanitari vi farebbero chiudere?…
Il bambino, che si aggirava per la stanza, passò di fianco alla finestra, vide qualcosa muoversi all’esterno e gridò eccitato: le mucche mamma, ci sono le mucche! Corse fuori per andarle a vedere. Dopo pochi minuti tornò dentro, spalle basse, la delusione dipinta in volto. Non sono viola, non sono mucche vere”.
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